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Dall’Argentina alla Calabria: il “viaggio identitario”

Si è svolto mercoledì un webinair sul “Turismo delle radici”, uno studio di ricerca dell’Università della Calabria partito nel 2017 con la fase 1 per indagare su quei movimenti migratori, saltuari e stagionali, dai paesi di residenza verso gli Stati di origine della propria famiglia. In particolare l’indagine, che apre ora la sua fase 2, ha preso in considerazione la tratta Argentina – Calabria. Lo scopo è quello di inquadrare meglio questa particolare tipologia di turismo e i bisogni e desideri dei viaggiatori, per capire se il nostro territorio è pronto e predisposto a dare una risposta soddisfacente alle persone di origine italiana in Argentina, che decidano di intraprendere un viaggio nelle terre natie.

Turismo delle radici: l’Argentina in prima fila –

Accanto alle professoresse Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera, il Ministero degli Affari Esteri, con il Dgit (Direzione generale italiani all’estero), la Faca (Federazione delle associazioni calabresi in Argentina) e il Centro italo-calabrese di Tucuman, in Argentina. L’ateneo calabrese, inoltre, per l’individuazione dei soggetti interessati e per la somministrazione dei questionari, in italiano e spagnolo, nonché successivamente per redigere delle linee guida su questa tendenza turistica, potrà contare anche sull’affiancamento dei colleghi dell’università del Mar del Plata (Buenos Aires). La creazione del questionario, che sarà somministrato a un campione di circa mille soggetti, per via telematica, e la seguente elaborazione dei dati, è stata affidata a Anna Lo Presti, statistica all’Università di Torino, che spiega: “Il questionario risponderà a 4 domande: l’intensità del legame alla terra d’origine (contatti con parenti e amici, abitudini, uso del dialetto a casa); la tipologia di soggiorno scelta per il viaggio in Italia (da parenti, in albergo); il tipo di legame ritrovato; come vedono da lontano la terra d’origine e, per chi non è mai venuto in Italia, le ragioni”.
I viaggiatori delle radici, non sono semplici turisti, ma esploratori desiderosi di toccare con mano i profumi, i sapori e i luoghi vissuti solo attraverso il racconto di nonni o parenti; oppure di ritrovare ricordi di infanzia, legami passati. Insomma, un viaggio alla ricerca della propria identità. Per questo, già dalla prima fase dello studio era emerso quanto fosse importante per questi turisti una figura locale che li accompagni in ricerche sulla propria famiglia e alla scoperta di eventi tradizionali, cibo locale e tutto ciò che possa riportare alle loro radici. La ricerca quindi mira a produrre un “pacchetto turistico su misura”, replicabile poi in tutte le altre Regioni. Per il momento, ascoltando gli amministratori locali calabresi, le ricercatrici hanno visto emergere da una parte una gran consapevolezza del fenomeno, dall’altra un’offerta ancora parzialmente acerba e poco strutturata, seppur con diverse iniziative. Giovanni De Vita, capo dell’Ufficio I della Direzione generale per gli italiani nel mondo e politiche migratorie della Farnesina, ha infine spiegato che “il turismo delle radici, specie in questo periodo in cui il settore è duramente colpito dall’epidemia, può essere una grande opportunità di investimento, se consideriamo che l’Italia conta 80 milioni di persone tra oriundi e italiani residenti all’estero”. Sempre secondo De Vita, la scelta di partire dall’Argentina è stata molto consona, essendo il primo Paese ad aver dato uno stimolo su questo tema e avendo una sede Enit (Agenzia nazionale italiana del turismo) molto forte a Buenos Aires, per non parlare del fatto che l’attuale Papa Bergoglio è egli stesso originario dell’Argentina.

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