Fabio Ravasio
Fabio Ravasio vittima della moglie

La mantide brasiliana di Parabiago accusata di aver ucciso il marito

Flavio Ravasio, 52 anni, era stato investito da un’auto lo scorso 9 agosto a Parabiago. Non è stato un ncidente a un omicidio: per il Pubblico Ministeto “un delitto di eccezionale gravità”

MILANO, 24 agosto 2024 – Quando Fabio Ravasio, il 52enne è stato travolto da un’auto lo scorso 9 agosto a Parabiago, nel Milanese da una Opel Corsa nera mentre percorreva con la sua bicicletta la provinciale 149, si era pensato ad un incidente stradale. Ad un pirata che dopo aver travolto l’uomo era fuggito senza prestare soccorso e facendo perdere le proprie tracce. E invece Fabio Ravasio era stato vittima di un omicidio architettato dalla molgie Adilma Pereira Carniero, 49 anni. Una donna in passato coinvolta in una storia di cocaina e che era già vedova per la morte del precedente marito.

Una verità alla quale si è arrivati grazie al super lavoro di carabnieri e magistratura che in pochi giorni hanno portato all’indivizuazione degli autori materiali e dell’ideatrice dell’omicidio.  Un delitto che sarebbe stato progettato a partire dal mese di maggio. È quanto ha messo a verbale uno degli indagati, spiegando che Adilma Pereira Carniero, 49 anni, lo aveva contattato diverso tempo prima per esporgli la sua idea di uccidere il compagno, con il quale continuava a convivere nonostante la fine della loro relazione.

Si legge in un’agenzia Ansa – «Mi aveva detto personalmente che non sopportava più il marito – ha spiegato agli investigatori  Mirko Piazza il complice, successivamente incaricato insieme a un altro di fare ‘da palò -, e che quindi lo voleva uccidere. Adilma, in quella occasione, mi disse che puntava anche a impossessarsi dei beni di Ravasio. Mi chiese di collaborare».  A lui e agli altri complici , la donna «propose», in cambio della loro partecipazione, di regalare «un appartamento per ciascuno in una cascina che si trova a Parabiago».

La pianificazione del delitto, per il quale sei persone – oltre a lei, amici della donna e uno dei suoi nove figli – sono state fermate dai carabinieri, sarebbe quindi proseguita con «altri due incontri operativi», durante i quali uno degli indagati si sarebbe anche occupato di un sopralluogo sulla strada. «Avevamo discusso anche del mezzo da utilizzare per realizzare il falso investimento».

Le indagini hanno ricostruito che la Opel Corsa con targa camuffata  e intestata alla donna era guidata quella sera da uno dei figli di Adilma, il venticinquenne Igor Benedito, e che in macchina c’era pure Marcello Trifone, amante della donna e cooordnatore della banda, che era  seduto sul lato passeggero.

Il pm di Busto Arsizio Ciro Vittorio Caramore ha osservato nel provvedimento di fermo che si tratta di un «delitto di eccezionale gravità», sottolineando che «l’assoluta (per certi versi incredibile) facilità e spregiudicatezza dimostrata dagli indagati nel commettere il reato costituisce indizio evidente e tangibile della pericolosità dei medesimi».

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