Inquinamento Lima
Inquinamento Perù la chiazza di petrolio

Disastro ambientale in Perù: sono almeno 6mila i barili di petrolio finiti in mare

Le immagini del satellite mostrano le reali dimensioni della chiazza di petrolio all’altezza di Lima e El Callo

di karin Jara

Lima 25 gennaio 2021 – Immagini catturate dal satellite PeruSAT-1 una settimana dopo l’incidente avvenuto durante il trasferimento di greggio dalla petroliera ‘Mare Doricum’ alla raffineria La Pampilla della compagnia spagnola Repsol, mostrano le reali dimensioni del danno ambientale marino e costiero causato dalla dispersione di almeno 6.000 barili di petrolio all’altezza di Lima e della città gemella di El Callao, avvenuto il 15 gennaio dopo lo tsunami seguito al terremoto a Tonga.

In una intervista riportata da una agenzia Ansa il direttore esecutivo di Repsol, Jaime Fernández-Cuesta Luca de Tena, ha sottolineato che «ci siamo impegnati a pulire le spiagge inquinate entro la fine di febbraio». Questo, mentre sono ancora in corso le indagini sulle cause dell’accaduto e sull’estensione della zona interessata dalla marea nera.

Reagendo alle dichiarazioni del responsabile di Repsol, l’Organismo di valutazione e certificazione ambientale (Oefa) peruviano ha diffuso un comunicato in cui sostiene che «il 23 gennaio è stato stimato che l’estensione dell’area interessata è, per la componente suolo (fascia di spiaggia e costa), di 1.800.490 mq (180 ettari), e per la componente idrica (mare), di circa 7.139.571 mq (713 ettari)». Il satellite di osservazione PeruSAT-1, gestito dalla Commissione nazionale per la ricerca e lo sviluppo aerospaziale (Conida), ha fornito per parte sua immagini della regione una settimana dopo l’accaduto, da cui emerge l’ampia estensione della superficie di Oceano Pacifico e di costa contaminata.

Purtroppo la marea nera, scrive infine oggi il quotidiano peruviano La República, «continua a spostarsi verso nord», e «sono visibili ora chiazze di petrolio fino a Punta Salinas, 30 km a sud-ovest di Huacho».

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spagna

Desastre medioambiental en Perú: al menos 6.000 barriles de petróleo vertidos al mar

Las imágenes de satélite muestran el tamaño real de la marea negra en Lima y El Callo

Lima 25 de enero de 2021 – Las imágenes captadas por el satélite PeruSAT-1 una semana después del accidente ocurrido durante el trasvase de crudo del buque tanque ‘Mare Doricum’ a la refinería La Pampilla de la empresa española Repsol, muestran las dimensiones reales del daño ambiental marino y costero causado por la dispersión de al menos 6.000 barriles de petróleo a la altura de Lima y la ciudad gemela de El Callao, ocurrida el 15 de enero tras el tsunami que siguió al terremoto de Tonga.

En una entrevista divulgada por la agencia Ansa, el director ejecutivo de Repsol, Jaime Fernández-Cuesta Luca de Tena, subrayó que “nos comprometemos a limpiar las playas contaminadas para finales de febrero”. Esto, mientras se siguen investigando las causas del siniestro y la extensión de la zona afectada por la marea negra.

En respuesta a las declaraciones del responsable de Repsol, el Organismo de Evaluación y Certificación Ambiental (Oefa) de Perú emitió un comunicado en el que afirmaba que “el 23 de enero se estimó que la extensión de la zona afectada era, para el componente suelo (playa y costa), de 1.800.490 metros cuadrados (180 hectáreas), y para el componente agua (mar) de aproximadamente 7.139.571 metros cuadrados (713 hectáreas)”. Por su parte, el satélite de observación PeruSAT-1, operado por la Comisión Nacional de Investigación y Desarrollo Aeroespacial (Conida) proporcionó imágenes de la región una semana después del siniestro, mostrando la extensa zona del Océano Pacífico y la costa contaminada.

Desgraciadamente, el derrame de petróleo, escribe el periódico peruano “La República, “sigue avanzando hacia el norte”, y “las manchas de petróleo son ahora visibles hasta Punta Salinas, 30 km al suroeste de Huacho”.

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