Immagini delle proteste in Perù

Castillo, io sono il Presidente, Boluarte usurpatrice

Negli scontri già tre vittime e i governi di Messico, Argentina, Colombia e Bolivia si schierano con Castillo

Lima, 13 dicembre 2022 – Cresce il caos in Perù dopo il golpe, per alcuni tentato dal Presidente Castillo, finito in carcere,  per altri voluto alla vice Boluarte. In una lettera il presidente Castillo si rivolge al «caro popolo peruviano grandioso e paziente» spiegando di trovarsi «nel momento più critico del mio governo, umiliato, in isolamento, maltrattato e sequestrato, ma pur in queste condizioni confortato per la fiducia e la lotta di tutti voi». «Vi dico – si legge nella missiva – che sono totalmente fedele al mandato popolare e costituzionale che ho ricevuto come presidente e al quale non rinuncerò, né abbandonerò le mie alte e sacre funzioni». L’ex capo dello stato aggiunge poi che «quanto detto di recente da una usurpatrice (il riferimento è a Dina Boluarte, sua ex vice) non è niente di più che il solito discorso della destra golpista». Per questo, conclude, «il popolo non deve cadere nel suo gioco sporco di nuove elezioni. Basta abusi! Subito l’Assemblea costituente! Libertà immediata!».

Sostegno a Castillo

I governi di Messico, Argentina, Colombia e Bolivia hanno dato il loro sostegno al presidente peruviano destituito, Pedro Castillo, mentre in Perù continuano le manifestazioni per la sua liberazione e il suo ritorno al potere. “Il presidente Castillo Terrones, dal giorno della sua elezione, è stato vittima di un movimento ostile e antidemocratico in violazione della Convenzione americana sui diritti umani”, si legge in una dichiarazione firmata dai quattro Paesi e resa pubblica lunedi’ dal Ministero degli Affari Esteri colombiano. Castillo, eletto nel 2021, e’ stato arrestato la scorsa settimana per ribellione e cospirazione, dopo un tentativo fallito di sciogliere il Parlamento del suo Paese. “Esortiamo tutti coloro che rappresentano le istituzioni ad astenersi dal mettere in discussione la volonta’ popolare espressa durante una libera elezione”, aggiungono questi Paesi.

Il ministro della Difesa destituisce tutti i prefetti peruviani

Per il quinto giorno consecutivo il Perù è al centro di un’ondata di proteste su tutto il territorio nazionale, con scontri fra manifestanti sostenitori dell’ex presidente Pedro Castillo e la polizia, che hanno avuto un bilancio di almeno tre morti e decine di feriti, blocchi delle principali vie di comunicazione, blocchi stradali e occupazione di aeroporti, università e fabbriche. Dopo un adolescente ed un ragazzo di 18 anni morti a Andahuaylas, la terza vittima, scrive il quotidiano La Republica di Lima, è una persona di 30 anni deceduta in scontri con le forze dell’ordine ad Arequipa.

Di fronte a questo preoccupante scenario, la presidente Dina Boluarte ha rivolto numerosi appelli alla calma e al dialogo sociale, offrendo anche la possibilità di anticipare al 2024 le elezioni generali che dovrebbero celebrarsi nel 2026. Ma questo non è servito a placare gli animi della piazza che chiede le dimissioni della stessa Boluarte, lo scioglimento del Parlamento e la realizzazione immediata delle elezioni. La disponibilità al dialogo non sembra peraltro essere completamente condivisa da altri responsabili peruviani, visto che il ministro della Difesa, Alberto Otárola, ha annunciato oggi di aver disposto la destituzione dei prefetti su tutto il territorio nazionale, accusati di «non aver fatto nulla per contrastare le proteste in varie regioni».

E oggi il Procuratore generale peruviano, Patricia Benavides ha presentato al Parlamento una denuncia costituzionale nei confronti di Castillo, indicato come presunto corresponsabile di ribellione contro i poteri dello Stato e l’ordine costituzionale, e anche accusato di «associazione per delinquere» e «pregiudizio ai danni della pubblica amministrazione». È stato come gettare benzina sul fuoco, perché le proteste hanno acquisito forza, con nuovi incidenti, l’occupazione dell’aeroporto di Arequipa, dell’Università di Cajamarca e della fabbrica del settore agro-zootecnico Gloria, sempre ad Arequipa. Ma c’è di più: il governatore regionale di Puno, Germán Alejo Apaza, ha pubblicato un comunicato in cui definisce la destituzione di Castillo «illegale e irregolare», condannando «la repressione della polizia» e sollecitando lo scioglimento del Parlamento e la costituzione di una Assemblea costituente. Infine i vertici dell’etnìa Ashaninka hanno comunicato ai media che da domani la Selva centrale peruviana sarà isolata, mentre «si prepara una grande marcia verso Lima per sciogliere il Parlamento»

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