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Scoperto enzima responsabile di metastasi nel melanoma

Questa incredibile scoperta permetterà di prevedere l’evoluzione del melanoma metastatico e le probabilità di sopravvivenza

Milano, 29 maggio 2021 – L’immunoterapia ha rappresentato il grande cambiamento nella cura del melanoma metastatico, ma ad oggi non tutti i pazienti rispondono nello stesso modo ai farmaci utilizzati. Una possibile svolta arriva dai risultati appena pubblicati su Nature Immunology di uno studio che ha visto la collaborazione di ricercatori dell’Istituto clinicoHumanitas di Rozzano, dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano (INT) e dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale, col sostegno di Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.

I risultati dello studio mostrano un nuovo biomarcatore (HMOX1) per la prognosi del melanoma metastatico, aprendo la strada allo sviluppo di innovative strategie terapeutiche. Il melanoma cutaneo è oggi in Italia il terzo tumore più frequente in entrambi i sessi al di sotto dei 50 anni. Grazie all’immunoterapia e alle terapie a bersaglio molecolare, circa il 50% dei pazienti con malattia metastatica può ottenere un beneficio a lungo termine.

“Abbiamo notato che la crescita di un tumore induce alterazioni della nostra ematopoiesi, il processo alla base della produzione delle nostre cellule immunitarie. In particolare il tumore induce l’espansione di un gruppo di cellule immunitarie (monociti, macrofagi) che esprimono alti livelli dell’enzima eme-ossigenasi e capaci di raggiungere il tessuto tumorale. Come conseguenza, all’interno del tumore si verifica una produzione elevata di ferro e di monossido di carbonio” – spiega Antonio Sica, professore ordinario di patologia generale presso il dipartimento di scienze del farmaco (dsf) dell’università degli studi del Piemonte Orientale e direttore del laboratorio di immunologia molecolare dell’Istituto clinico Humanitas di Rozzano. “Le conseguenze sono duplici: da una parte, la produzione di nuovi vasi sanguigni che alimentano la proliferazione delle cellule tumorali; dall’altra, il gas prodotto agisce da immunosoppressore spegnendo l’attività dei linfociti T, cioè delle cellule del sistema immunitario in grado di riconoscere e uccidere le cellule tumorali”.

Con questa scoperta, non si aprono solo nuove prospettive nella terapia del melanoma metastatico e nella previsione dell’aspettativa di vita per i pazienti. Grazie alla ricerca congiunta che sta proseguendo, si sta indagando la validità del biomarcatore anche in altre forme tumorali, come quelle della mammella e del polmone. (Fonte Humanitas)

Descubierto enzima responsable de metástasis en melanoma

Este increíble descubrimiento nos permitirá predecir la evolución del melanoma metastásico y las posibilidades de supervivencia.

Milán, 29 de mayo de 2021 – La inmunoterapia ha representado el gran cambio en el tratamiento del melanoma metastásico, pero hasta la fecha no todos los pacientes responden de la misma manera a los medicamentos utilizados. Un posible avance proviene de los resultados recién publicados en Nature Immunology de un estudio en el que colaboraron investigadores del Instituto Humanitas de Rozzano, el Instituto nacional del cáncer de Milán (INT) y la Universidad del Piamonte Oriental, con el apoyo de la Fundación AIRC para la Investigación del Cáncer.

Los resultados del estudio muestran un nuevo biomarcador (HMOX1) para el pronóstico del melanoma metastásico, allanando el camino para el desarrollo de estrategias terapéuticas innovadoras. El melanoma cutáneo es hoy el tercer cáncer más común en ambos sexos menores de 50 años en Italia. Gracias a la inmunoterapia y a las terapias moleculares objetivo, alrededor del 50% de los pacientes con enfermedad metastásica pueden lograr un beneficio a largo plazo.

“Hemos notado que el crecimiento de un tumor induce alteraciones en nuestra hematopoyesis, el proceso detrás de la producción de nuestras células inmunes. En particular, el tumor induce la expansión de un grupo de células inmunes (monocitos, macrófagos) que expresan altos niveles de la enzima hemeoxigenasa y capaces de alcanzar el tejido tumoral. Como resultado, se produce una alta producción de hierro y   monóxido de carbono dentro del tumor”, explica Antonio Sica,  profesor titular de  patología general del departamento de ciencias drogodependencias(dsf)  de la Universidad delPiamonte Orientale y director del laboratorio de inmunologíamolecular del Instituto Clínico Humanitas de   Rozzano. “Las consecuencias son dos: por un lado, la producción de nuevos vasos sanguíneos que alimentan la proliferación de células cancerosas; por otro lado, el gas producido actúa como un inmunosupresor cerrando la actividad de los linfocitos T, es decir, las células del sistema inmunitario capaces de reconocer y matar las células cancerosas”.

Con este descubrimiento, no sólo está abriendo nuevas perspectivas en la terapia metastásica del melanomay la previsión de esperanza de vida para los pacientes. Gracias a la investigación conjunta que continúa, lavalidez del biomarcador también se está investigando en otras formas de cáncer, como las de la ubre y el pulmón.

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