Chirurgia ricostruttiva della mammella: studio italiano dimostra che è parte integrante della cura del cancro

Rozzano, 18 novembre 2019 – La ricostruzione del seno è parte integrante della cura del cancro e gioca un ruolo molto importante nel miglioramento della qualità di vita dei pazienti con tumore al seno. Uno studio, diretto e coordinato da Humanitascapofila di 17 Centri* di senologia di tutta Italia, ha dimostrato la sicurezza oncologica del lipofilling, tecnica che utilizza il tessuto adiposo del paziente per rimodellare aree del corpo danneggiate da tumori, traumi o malformazioni congenite. “Punto di forza di questo studio promosso da Senonetwork, la rete delle Breast Unit in Italia, è rappresentato dai suoi numeri, poiché sono stati raccolti i dati di ben 5.500 pazienti. – spiega il Prof. Marco Klinger, Principal Investigator, responsabile Chirurgia Plastica di Humanitas e docente dell’Università degli Studi di Milano ‘Mai nessuna ricerca prima aveva analizzato una casistica così numerosa. Per questo sentiamo di essere arrivati a una conclusione definitiva e completamente tranquillizzante per le pazienti”.

Sempre più utilizzato in chirurgia ricostruttiva (oltre che estetica) il lipofilling è un autotrapianto di grasso che permette di ricreare volumi persi in seguito a interventi oncologici o traumi e di rigenerare i tessuti di rivestimento, grazie alla presenza di fattori di crescita e cellule staminali adulte. Si tratta di una procedura poco invasiva, che comporta il prelievo di piccole quantità di grasso dalle sedi in questo è naturalmente presente (l’addome o le cosce, di solito), un breve trattamento di depurazione in sala operatoria e quindi il suo trasferimento nei punti in cui si vuole ricreare un volume o migliorare la qualità dei tessuti, rendendoli più elastici e vitali.

Anche in seguito a un approccio senologico meno drastico, che ha visto diminuire le mastectomie in favore di un aumento delle quadrantectomie, il lipofilling è sempre più protagonista nella chirurgia mammaria post-oncologica, in quanto strumento ideale per colmare piccoli deficit di volume e soprattutto per “rigenerare” i tessuti in seguito alla radioterapia, riducendo le complicanze in caso di impianto di protesi.

I risultati ottenuti con un campione così numeroso dimostrano per la prima volta al mondo che un’eventuale recidiva non è vincolata all’innesto adiposo autologo. Questo studio, inoltre, conferma il ruolo di Humanitas come leader tra i centri che affrontano la chirurgia mammaria e il ruolo della chirurgia rigenerativa nel miglioramento e trattamento delle problematiche correlate al trattamento chirurgico della patologia mammaria. “Questo lavoro è l’ultimo di una lunga serie che abbiamo eseguito su questo tema in Humanitas – sottolinea Klinger -. Il primo ha dimostrato clinicamente l’efficacia del lipofilling nel trattamento degli esiti da ustione, consentendo ai pazienti il recupero della motilità, una minore dolorabilità delle cicatrici e maggiore uniformità della cute. Ancora in tema senologico, con un altro lavoro abbiamo dimostrato l’efficacia clinica dell’innesto adiposo autologo per ridurre la cosiddetta Mastectomy Pain Syndrome, la sindrome dolorosa cronica che colpisce molte donne in seguito a mastectomia. Sempre di più, il nostro grasso si rivela una vera e propria miniera d’oro, un kit di emergenza sempre disponibile, a cui ricorrere in caso di necessità”.

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